La notte di san Giovanni venivano con cavalli bianchi, coperti da drappi dorati.
Quando la luna bagnava il prato fra il Corno Bianco e quello Nero le donne scendevano da cavallo, scioglievano i capelli e raccoglievano i fiori che quella notte erano sbocciati.
Primule ed arniche, calendule ed iperico, valeriana, capelli delle streghe e barbe di caprone.
Lontano si sentiva un canto.
Terra madre delle erbe, Luna madre dell'argento, Morte padre del ferro, Saturno padre del piombo e tu Zolfo che vieni dal profondo fiorite tutti nella notte di san Giovanni.
Quello che si è sciolto nel grembo della terra lo ha bevuto l'acqua e si è fatto fiore.
Si avvicina la mezzanotte, bisogna affrettarsi perché inizia il ballo.
Angoscia di violini la danza emana odore e calore, la luna stringe il suo raggio.
Dietro gli alberi fruscii e ombre e ghigni, le movenze si fanno più strette.
La Luna tramonta.
I sacchi delle erbe sono pieni.
Tornano i cavalli a riportar le donne al Latemar e al Lagorai.
Questo sino alla prossima luna.